1. Prologo
Una volta all’anno, il
depuratore del paese necessitava di una manutenzione, per cui
era consuetudine incaricare l’Ingegnere dell’Ufficio Tecnico
Comunale di recarsi sul posto per un sopralluogo al fine di
prendere visione dello stato delle varie parti dell’impianto e
delle vasche per preventivare la spesa che si andava ad
affrontare.
Quell’anno, l’Ingegnere preposto era Pasquale Garassi, un
giovane che da poco aveva iniziato la professione. Generalmente
Garassi si spostava dallo studio tecnico assieme ad un geometra
che faceva praticantato presso di lui, ma per un primo
sopralluogo, l’Ingegnere ritenne sufficiente recarsi al
depuratore da solo.
Il custode del depuratore era Raffaele Bianco, uno squinternato
ex compagno di scuola di Pasquale, tra i due non c’era mai stata
grande stima né simpatia, per cui a Raffaele ribollì il sangue
nelle vene quando vide arrivare Pasquale in quello che era
diventato il suo territorio, tanto che aveva
progressivamente trasferito lì la sua residenza. Il suo aspetto
era ben poco attraente, dalla barba lunga ai capelli spettinati,
sebbene indossasse la tuta dell’Acquedotto, ma solo perché aveva
saputo del sopralluogo…
«È inutile che fai quella faccia» disse Pasquale dopo che
Raffaele non rispose al suo saluto «ho l’autorizzazione del
Comune per valutare lo stato dell’impianto e richiederne gli
interventi di manutenzione necessari.»
Raffaele fece valicare a Pasquale il cancello del depuratore,
seguendolo torvo con lo sguardo, per poi stargli dietro di un
paio di metri, ovunque si dirigesse.
Pasquale, giunto alla macchina della grigliatura, estrasse dalla
sua valigetta un taccuino per annotarne lo stato d’uso.
«Chissà che sta pensando quel bifolco di Raffaele, vedendomi
segnalare qualcosa sin dall’inizio dell’impianto!» pensò
l’Ingegnere… La risposta non tardò ad arrivare. Raffaele, in un
momento di follia, decise di difendere il proprio territorio
dall’antipatico intruso, e spinse Pasquale nel canale a valle
della griglia!
Le viscide pareti unte di sterco e liquame, assieme alla non
indifferente corrente presente nel canale, resero vano ogni
tentativo di Pasquale per uscire da lì… Fu trascinato nella
vasca di sedimentazione, sotto lo sguardo compiaciuto del
custode, che ascoltava impassibile le inutili urla
dell’Ingegnere.
Persi i sensi, Pasquale fu trasportato fuori dalla vasca di
sedimentazione grazie ai movimenti stessi del liquame che
lentamente si rinnovava, e finì quindi nella vasca di
ossidazione biologica, prima che Raffaele, non ancora
soddisfatto, lo prelevasse per sottoporlo anche alla linea
fanghi, dove fu sottoposto ai processi di compattazione,
ispessimento e maturazione.
«Sei sempre stato una merda, hai solo seguito il tuo normale
destino.» Furono le fredde parole di Raffaele.
Non c’erano testimoni, la valigetta di Pasquale fu distrutta e
la sua auto condotta da Raffaele lontano dal depuratore avendo
cura di non lasciare impronte, mentre il corpo dell’Ingegnere fu
gettato nel canale di bonifica e spinto dalla corrente raggiunse
lentamente il mare…
2. Mutazione
Era notte. Una
leggera brezza increspava le onde, che arricciavano lo specchio
d’acqua marina sul quale si rifletteva la poca luce di uno
spicchio di luna. Uno scenario romantico quanto suggestivo, ma
forse inadatto per quello che stava per succedere.
Lì, ad una ventina di metri dalla costa deserta, una figura
emerse lentamente dall’acqua; un osservatore presente avrebbe
affermato che si trattasse di una forma umanoide, senza tuttavia
voler scommettere un soldo sulla natura umana di tale figura.
Non per suggestione, semplicemente perché a quella distanza
dalla riva, un essere umano non poteva galleggiare verticale
con l’acqua che gli lambiva i fianchi!
La figura avanzò guadagnando la spiaggia, mentre la superficie
del suo corpo grondava tanto di acqua quanto di alghe e
mucillagini.
Raggiunta la costa, la figura, dapprima eretta, parve
appesantirsi di colpo, come se lo stare nell’elemento liquido le
desse sostegno; crollò poco oltre il bagnasciuga, esausta.
Un corpo umano non è adatto per essere sottoposto ad un processo
completo di depurazione di reflui urbani, per cui ciò che era
avvenuto a Pasquale aveva senz’altro un che di unico. Già il
fatto di essere sopravvissuto aveva del miracoloso, sebbene agli
occhi del malcapitato sembrò ben altro che una grazia divina:
sentiva qualcosa sulla sua pelle e dentro il suo organismo, una
sensazione insolita, come se qualcosa in lui fosse cambiato, ma
era troppo confuso per capire. Rialzatosi, riuscì solo a
dirigersi d’istinto verso casa.
Attraversando la fascia di pineta marittima che separava la
spiaggia dal paese, Pasquale s’imbatté in un branco di cani
randagi che presero subito ad abbaiargli e ringhiargli contro,
dopo averlo circondato… Si facevano coraggio l’un l’altro, ed
era fuori da ogni dubbio che di lì a poco l’avrebbero attaccato!
Pasquale cercò, nel poco spazio concessogli dai cani attorno, un
pezzo di legno o una pietra per difendersi, ma la scarsa luce
della falce di luna che filtrava tra i rami, rivelò ben poche
speranze.
Col cuore in gola, Pasquale decise di lanciarsi di corsa verso
l’albero più vicino per tentare di arrampicarvisi, cercando di
rompere quella barriera canina… Tutto si svolse in poche decine
di secondi…
«Via!» si disse, ma fatti appena due passi, uno dei cani
l’azzannò ad un braccio lanciandosi addosso a lui e facendogli
perdere l’equilibrio. Sarebbe quindi finita così per lui, che
era sopravvissuto ad un’ossidazione biologica ed alla
compattazione dei fanghi?
No, perché ciascuno dei tre cani che l’avevano azzannato o
comunque toccato alle mani o sulle braccia, ebbe dopo pochi
secondi un fremito, quindi s’immobilizzò, e questo mise
innanzitutto in fuga gli altri animali del branco.
Pasquale, rimasto lì a terra coi cani coscienti ma immobili,
fece per spingerne uno lontano da sé, ma la sua mano, posata sul
fianco della bestia, ebbe una strana reazione: una specie di
gelatina molto liquida ed appiccicosa avvolse quel contatto, e
dal palmo iniziò ad entrare nel suo braccio del liquido
proveniente dal cane! Pasquale lo sentì nitidamente scorrere
lungo il suo arto e, raggiunta la spalla, dirigersi giù lungo il
busto, fino ai propri reni, che percepì piuttosto grossi
rispetto al normale. Ebbe davvero la sensazione di stare
filtrando i liquidi prelevati al cane che aveva toccato, tramite
il suo organismo! Il cane sottoposto a quel trattamento guaì,
gli altri due, immobili, gli fecero eco…
D’un tratto, Pasquale avvertì il bisogno irrefrenabile di
urinare, per espellere i liquidi drenati del cane, quindi si
rialzò in piedi, staccando la mano dal fianco dell’animale
mentre filamenti appiccicosi seguivano quel movimento, e calati
i pantaloni, annaffiò copiosamente il punto dove aveva
effettuato il prelievo.
Si sentì bene di questo.
Il cane, al contatto con l’urina di Pasquale, si sbloccò, e non
perse un istante per defilarsi lontano tra gli sterpi, quindi
l’Ingegnere provvide, più per la sensazione provata che per
istinto, a ripetere il trattamento agli altri due animali ancora
bloccati.
Quand’ebbe terminato, rimase solo e poté riprendere la marcia
verso casa, accorgendosi che le ferite provocate dai morsi
subiti, si erano rapidamente rimarginate. Era cambiato qualcosa
in lui, che gli permetteva di paralizzare chi toccava, e quindi
di effettuare su di essi quel prelievo di liquidi per poi
urinarci addosso per liberarli.
3. Scelta
La strada verso casa
fu piuttosto lunga, ma priva di ulteriori contrattempi. Pasquale
viveva solo, quindi non aveva messo in allarme nessuno con la
sua prolungata e ingiustificata assenza, tranne forse il suo
praticante allo studio tecnico… Ma ora aveva altri pensieri per
la testa; la marcia dalla spiaggia a casa l’aveva oltremodo
stancato: quale migliore sistema di una doccia per scrollarsi di
dosso tanto la stanchezza quanto il senso di schifo, ed al tempo
stesso cercare di capire?
I trattamenti biochimici subiti nel depuratore, oltre al fatto
d’avere ingerito sia del liquame che dei reattivi, l’avevano
modificato ma, a parte il disgusto, si sentiva bene. Fu
guardandosi allo specchio, tuttavia, che si ricordò di un
dettaglio: Raffaele! Non solo il suo ex compagno di scuola aveva
tentato di ucciderlo, ma probabilmente gli aveva rubato anche
auto e documenti… Chissà se i poteri che aveva acquisito
non si sarebbero rivelati adatti per prendersi una degna
rivincita… «E’ un criminale!» pensava Pasquale «Ciò che ha fatto
a me potrebbe farlo a chiunque altro… anche se credo ben pochi
abbiano interesse a recarsi al depuratore… Però… Ma certo! Le
coppiette!»
La zona del depuratore era, in effetti, tradizionalmente
frequentata da coppie di fidanzati che si recavano lì con l’auto
per reclinare i sedili e fare le cosine loro approfittando della
tranquillità e dell’isolamento del luogo… Fino ad allora non
s’era mai sentita notizia di giovani scomparsi, ma questo non
escludeva che Raffaele, dopo il gesto ai danni di Pasquale, non
fosse uscito di senno diventando un serial killer! «Quello è
sempre stato troppo una testa di cavolo, se lo merita proprio
che uno gli urini addosso!»
Preso quindi un po’ di formaggio dal frigo e tagliata una fetta
di pane, mangiò qualcosa prima di andare finalmente a letto.
Una persona normale, dopo essere finita accidentalmente
tra i reflui di un depuratore, avrebbe avuto come prima
preoccupazione di recarsi in un ospedale, o quanto meno in un
pronto soccorso… Era evidente che in Pasquale le cose erano
cambiate più di quanto lui stesso credeva, se si stava
comportando in quel modo…
La mattina dopo, sembrava che Pasquale avesse ritrovato logica e
lucidità: «Devo passare allo studio a vedere cosa è successo
ieri, e poi di corsa su in Comune a spiegare perché non mi è
stato possibile effettuare il sopralluogo.» Disse mentre si
dirigeva in bagno… Quando però fu in piedi davanti al water,
riecco un nome nella sua mente: «Raffaele!»
Il dovere di farsi giustizia, ed impedire che il custode del
depuratore commettesse altri delitti, meritavano la priorità
assoluta! Lo studio tecnico ed il Comune potevano aspettare, ma
tutto questo Pasquale lo dette talmente per sottinteso, che non
ci pensò neppure. Dopo aver fatto colazione, ed essersi vestito,
scese in strada, e vedere che l’auto non era al solito posto, lo
fece oltremodo inquietare: «Io a quello lo sistemo una volta per
tutte…», e s’incamminò, a piedi, verso il depuratore…
4. "Renoir"
Mentre procedeva a
passo spedito verso la sua meta, Pasquale passò innanzi
all’edicola dov’era solito fare i suoi acquisti; vedendolo
tirare dritto senza fermarsi, l’edicolante lo chiamò.
«Ah, Umberto!» fece Pasquale «Dimmi…» - «Ehm… Tutto bene,
Ingegnere? L’ho vista passare senza prendere il solito
quotidiano… e poi oggi è uscito anche quel fumetto… Insomma,
volevo ricordarglielo, visto che glieli tengo da parte…» fu la
cortese risposta dell’edicolante.
Pasquale non aveva alcuna intenzione di acquistare riviste,
assimilare i liquidi organici di Raffaele e poi urinarglieli
addosso aveva la priorità assoluta per lui! Tuttavia, il suo
sguardo cadde su due copertine vicine, quasi affiancate: una di
medicina, l’altra d’arte… La prima mostrava una equipe medica in
parte coperta dal titolo "LA NUOVA DIALISI RAPIDA", la seconda
proponeva il celebre dipinto «Le grandi bagnanti» a
presentazione di uno speciale sul pittore Renoir, una cui mostra
si stava allestendo in Italia…
Fu un’associazione di idee: filtraggio di liquidi, dialisi,
rene, Renoir…
«Ma certo!» disse Pasquale ad Umberto, quasi urlando; quindi gli
dette le spalle e riprese la sua marcia, ripetendo sottovoce:
«Ma certo… Ma certo…» Umberto non poté fare altro che grattarsi
la testa con un’espressione sbigottita mentre il suo cliente si
allontanava…
In un colpo solo Pasquale aveva intuito cosa gli era successo:
il suo corpo era diventato una sorta di rene antropomorfo,
capace di drenare i fluidi organici degli esseri viventi,
espellendo poi la frazione impura attraverso l’urina…
L’assonanza dell’organo rene col cognome del celebre pittore, ed
il fatto che gli serviva urinare sulla sua vittima per
sbloccarne i movimenti, lo convinse a cambiare identità: l’Uomo
Rene, il "Kidney Man", si sarebbe chiamato "Renoir", ed il suo
pennello sarebbe stato portatore di salute per tutte le
persone uremiche! Altro che "LA NUOVA DIALISI RAPIDA" decantata
da quella rivista di medicina! Era lui, l’Uomo Rene, colui che
poteva offrire sollievo a tanta gente…
Ma prima c’era sempre da sistemare Raffaele…!
5. Vendetta
La strada per il
depuratore era lunga, specie se percorsa a piedi; Pasquale,
anche se si era dato un passo spedito, impiegò un’ora abbondante
per arrivare a destinazione, quindi l’attesa frammista alla
fatica accrebbero la sua voglia di dare una proverbiale lezione
a Raffaele…
Suonò con prepotenza al citofono della guardiola, che si trovava
a non più di cinque metri dal cancello elettronico. Si sentì in
risposta un annoiato: «Ehi… Calma… Ho sentito…!» dall’interno,
poi, Raffaele si affacciò sulla porta: sigaretta appesa alle
labbra, camicia sbottonata su una canottiera unta, pantaloni
sbracati, capelli spettinati. Davvero un ottimo elemento, nel
suo habitat naturale.
Sgranati un po’ gli occhi, Raffaele indicò col braccio Pasquale:
«Toh! Non ricordavo che quello avesse un fratello… Pure
tu lavori al Comune? A chi hai leccato il sedere?»
Dunque non l’aveva riconosciuto… Un’occasione d’oro per Pasquale
di poter valicare il cancello ed avere il custode a portata di
mano… Stette al gioco.
«Ehi, d’accordo che Pasquale è sempre stato un mediocre ai tuoi
occhi» disse l’Ingegnere, «ma questo non significa che tutte le
mele nella cesta siano marce, non credi?»
«Mmh… Intanto parlate uguale… Che fai qui? Cosa vuoi?» E
scoreggiò sonoramente, poggiando il peso del corpo sulla gamba
sinistra.
Pasquale si trattenne a stento dal dargli del «Maiale!»… «Mio
fratello è stato… uh, licenziato, visto che non solo non ha
effettuato il sopralluogo, ma neppure l’ha comunicato
all’Ufficio Tecnico! Per cui lo sostituisco io: non sono snob
come lui, con valigetta e tutto quanto, a me basta guardare per
fare una stima dei costi…»
«Mmh… Ti apro…» e sparì oltre la porta della guardiola. Dopo
pochi secondi, il rumore dell’impulso elettrico che faceva
scorrere la serratura aprendo il cancello fu musica per
Pasquale, che lo valicò pregustando la situazione.
Raffaele tornò fuori, e quando vide Pasquale più da vicino, non
poté trattenersi dal dire: «Ma sai che sei proprio uguale a tuo
fratello? Mi verrebbe da pensare che sei proprio lui!»
«E perché non lo pensi?» chiese Pasquale.
«Uh? Perché… Perché lui sa di dover stare alla larga da me! Ecco
perché! Ieri appena ha visto che questo è il mio territorio,
se n’è andato senza neppure dire il motivo per cui era qui… Io
gli ho aperto pure, ma lui… non ha voluto entrare, e se n’è
andato imprecando! Credevo che oggi sarebbe tornato coi
Carabinieri, invece arrivi tu…»
Pasquale conosceva quanto basta Raffaele per capire che s’era
preparato la storiella che gli aveva appena raccontato, visto
che sin dai tempi delle elementari era un pessimo recitatore al
teatrino, ed anche nel dire le poesie cercava di raccontare
quello che aveva capito anziché dirla a memoria! E in
matematica? Un copione di prima categoria! Tutte le formule
scritte sul bordo di legno della lavagna recavano la sua
calligrafia, tanto che più volte fu necessario sostituirla
perché, quando ormai ogni millimetro quadrato del bordo era
stato scritto, Raffaele passò ad incidere altre formule
con un temperino, sopra alle precedenti del primo quadrimestre!
Si sarebbe intrattenuto oltre in quei ricordi, per esaltare
ulteriormente la rabbia che gli pulsava nelle vene, ma preferì
tornare a pensare al presente. Raffaele era lì, alla sua mercè:
lo guardò torvo.
«Oh! Che ti prende, bello?!» chiese il custode.
A Pasquale bastò alzare il braccio per toccare la sua sudicia
canottiera e paralizzarlo; quindi gli parlò: «Fetente e lercia
pattumiera di carne che non sei altro! Hai preferito credere che
esistesse un mio fratello, piuttosto che temere che fossi ancora
vivo dopo il tuo… il tuo trattamento?»
«Pasquale?»
«Ero Pasquale, sacco di letame marcio! Ora sono "Renoir", e ti
punirò per quello che mi hai fatto!» Ora riusciva controllare il
flusso di fluido organico che sembrava ribollire sul palmo della
sua mano; decise lui quando iniziare ad assorbirlo, e sentì
ancora una volta quella sensazione lungo il braccio, come
accaduto con i cani la notte prima.
«Dimmi, fa male?» chiese l’Ingegnere. «Temo di no, ma spero
tanto di sì…»
Raffaele osservava con il terrore negli occhi: «Cosa… cosa mi
stai facendo?» riuscì a dire mentre la lingua gli sembrava
anestetizzata.
«Se proprio vuoi saperlo, ti sto sottoponendo ad una dialisi
gratuita dei tuoi schifosi liquidi organici; ciò che conta per
me, tuttavia, è quello che dovrò fare dopo! Eh! Eh!»
Terminata l’acquisizione, il custode fu spinto affinché si
mettesse in ginocchio, quindi Pasquale, staccandosi da lui,
s’abbasso i pantaloni e reclamò la sua vendetta restituendo i
fluidi addosso al suo rivale!
«Tu mi hai trasformato in "Renoir", l’Uomo Rene… e io ti ho
urinato addosso lo schifo che avevi nel tuo corpo!» disse
Pasquale tutto soddisfatto. «Ora puoi anche muoverti, ma stai
attento: Pasquale non esiste più, ora dovrai temere "Renoir"!
Tornerò a cercarti quando ne avrò voglia, sarai il mio
prostituto uremico, per impedirti di fare ad altri ciò che hai
fatto a me! E ora dimmi: dov’è la mia auto?»
Tremante di terrore, Raffaele disse d’averla portata nella
stalla di una cascina abbandonata, vicina alla strada statale.
Poi, quando Pasquale fu tornato oltre il cancello, il suo
terrore si tramutò prima in vergogna, poi in rabbia. Non poteva
toccarlo, o sarebbe stato di nuovo paralizzato, drenato e poi…
urinato; però poteva colpirlo a distanza… Aveva creato un
mostro: l’avrebbe anche distrutto!
6. Costume
Pasquale si recò a
recuperare l’auto e a bordo di essa tornò in paese giusto in
tempo per fare un po’ di spesa al market prima che chiudesse per
l’ora di pranzo. Più che mangiare, il suo pensiero mirava a ciò
che avrebbe fatto dopo: realizzare il costume di "Kidney Man"!
In casa aveva una tuta in acetato nero, con linee doppie gialle
che scorrevano lungo le braccia e le gambe: gli parve perfetta
come indumento. Poi accese il vecchio computer (quello nuovo lo
utilizzava allo studio tecnico), andò su Internet e cercò un
paio di immagini; le salvò, quindi aprì i file con un programma
di grafica e le fuse assieme… Quello che ottenne era l’immagine
di un rene umano trafitto da un pennello da pittore: il simbolo
di "Kidney Man", il primo Uomo Rene, "Renoir", lui medesimo!
Aveva l’occorrente per stampare il suo simbolo ed
incollarlo sulla tuta…
Mentre si ammirava allo specchio, squillò il telefono fisso.
Pasquale rispose: era il geometra che faceva praticantato nel
suo studio tecnico, tutto allarmato per non aver avuto più
notizie dell’ingegnere, anche perché il cellulare risultava
sempre spento.
«Oh, senti… Il cellulare è spento perché me l’hanno rubato, e
allo studio non ci sto andando perché ho cose più importanti di
cui occuparmi! È chiaro?» fu la risposta di Pasquale, che non
concedeva molte repliche.
«Ma… ma…» cercò di dire il geometra.
«Questo è tosto di comprendonio!» riprese Pasquale, già su di
giri. «Tu hai una ragazza? O conti di fartela appena una si
degnerà di volerti? Rispondi!»
«Beh… sì, ma…»
«E qualora la portassi vicino al depuratore per scopare, ti
seccherebbe se qualcuno ti interrompesse buttando te o lei in
una delle vasche di sedimentazione, o peggio in quella
d’ossidazione biologica, vero?»
«Uh? Io davvero non…»
«Hai bisogno di tempo per decidere? Ebbene sappi che il male
non aspetta! Mentre tu valuti se vivere o meno un rapporto
sessuale sotto gli occhi di un perverso serial killer, altre
coppie rischiano di fare una brutta fine! Per cui non mi
scocciare oltre, e se chiama quel rincretinito del signor
Baraldi, digli pure che il progetto della sua villa se lo può
sognare, visto che preferisco tutelare gente come la sua
graziosa nipote col suo ragazzo piuttosto che mantenergli il
catetere nel quale sicuramente riversa le sue vecchie urine!»
Riattaccò, e un senso di liberazione lo pervase. Era come se
quel costume addosso lo completasse.
7. Politica
Quella sera, Pasquale
decise di uscire indossando la tuta di "Kidney Man"; in paese
non c’era quasi mai gente a passeggio, a parte i pochi avventori
di un paio di bar… Dopo essere arrivato a "L’Artiglio", un palo
con uno squarcio trasversale che gli aveva sempre fatto supporre
l’esistenza di qualche giustiziere nel paese, Pasquale sorrise e
decise di entrare in uno dei bar. Due tavoli all’interno erano
occupati da altrettante piccole comitive di giovani, mentre al
banco c’erano due signori a chiacchierare col barista.
Mentre dai tavoli i giovani mormoravano qualcosa osservando la
tuta di "Kidney Man", Pasquale riconobbe, in uno dei signori che
gli davano le spalle al banco, un Assessore dalla dubbia fede
politica, che solo considerando gli anni vissuti in paese da
Pasquale, aveva cambiato almeno cinque partiti, stando sempre
col più forte del momento, riuscendo così a far quadrare sempre
i conti della sua attività commerciale, un’enorme ferramente
aperta 24 ore al giorno, oltre a sistemare professionalmente
entrambi i figli grazie alle così dette spintarelle
ottenute farcendo le tasche di Sindaci, Presidenti, Governatori
e Monsignori.
Il tutto fece lampeggiare nella mente di Pasquale una sola
parola: «Parassita!» Quell’uomo innanzi a lui, infatti, aveva
distorto il normale andamento della vita di molta gente, con i
suoi intrallazzi, giochetti, tradimenti… Giravano anche voci che
avesse messo a disposizione anche il proprio deretano per
ottenere certi favori da un panzone imprenditore compiacente…
Parassita!
Andava fermato e, soprattutto, punito.
Pasquale gli bussò sulla spalla con un porta tovaglioli (non usò
la mano nuda per non attivare i propri poteri), facendolo
voltare di scatto.
«Garassi!» fece il tipo «M’hai fatto spaventare… Non puoi
chiamare come fanno le persone civili? E… ma… come diamine ti
sei vestito?»
«Sa una cosa, Assessore? Credo che lei si prenda troppa
confidenza con la gente… E poi non credo che lei sia il soggetto
più quotato per insegnare civiltà alla gente!» fu la risposta di
Pasquale, che fissò l’Assessore negli occhi per tutto il tempo.
«Ehi, ehi!» ribatté l’Assessore «Stiamo minacciando, forse?
Guarda che siamo in un luogo pubblico, e che qui è pieno di
testimoni… Se non vuoi passare i tuoi peggiori guai, smamma!»
Pasquale uscì, tra le risate della gente nel bar.
L’handicap delle persone note in un paese piuttosto piccolo è
che si sa dove abitano… Certo, in un paese piccolo tutti sono
compari: se il vigile non fa la multa all’insegnante che ha
parcheggiato in divieto di sosta o guida parlando al cellulare,
poi l’insegnante metterà un buon voto al figlio del vigile; se
il negoziante fa lo sconto alla piacente signora, poi la signora
inviterà il negoziante a prendere il caffé a casa rigorosamente
mentre suo marito è al lavoro… Per questo la casa dell’Assessore
non aveva alcuna forma di sorveglianza: il suo proprietario
aveva le spalle coperte… O almeno così credeva lui.
Pasquale attese nell’ombra, mimetizzato dalla tuta di "Kidney
Man", il rientro dell’Assessore, e quando fu innanzi al portone,
gli si avventò addosso e con una mano aperta sul collo, lo
immobilizzò per sottoporlo alla dialisi punitiva.
«Hai sbagliato i tuoi conti, Assessore… Io non sono più
Pasquale! Lo vedi lo stemma sulla tuta? Sono "Renoir"! E adesso
ti punirò per tutto il male che hai fatto, e ti pulirò
dalla disonestà della quale sei pregno!»
Procedette. E poi, incapace di resistere all’impulso, si abbassò
i pantaloni della tuta e urinò addosso all’Assessore.
«Ora ascoltami bene, latrina d’uomo: tu domani ti dimetti da
Assessore, vendi a basso prezzo la ferramenta ai tuoi
dipendenti, e vai a fare il mantenuto a casa dei tuoi figli,
così anche loro pagano per le tue colpe! E chiudi la
bocca, non vedi che ti va l’urina dentro? A che serve sennò che
ti ho ripulito?»
L’Assessore, umiliato e disonorato in quel modo, si ripromise di
denunciarlo immediatamente, ma Pasquale prevenne le sue
intenzioni.
«Un troglodita come te, abituato ad averla sempre vinta, starà
pensando di denunciarmi, vero?» disse Pasquale «Vedi però di
rimangiarti subito certi pensieri, o rifarò il trattamento cui
ho sottoposto te ai tuoi due bei figlioli, nonché alla tua
sciancata moglie… L’hai fatta diventare zoppa, a forza di
scopartela per vizio, sin da quando te la portavi al depuratore,
anche se all’epoca l’impianto non c’era ancora… Ah, una cosa
potrai dire, quando annuncerai le tue dimissioni: che "Renoir"
ha cominciato a punire!»
8. Giustizia
Quando l’Assessore si
dimise e cedette l’attività commerciale, il nome di Renoir e di
ciò che era in grado di fare, si diffuse velocemente nel paese.
La gente iniziò a dividersi: chi era contento d’aver visto
finalmente cadere un politicante corrotto e corruttore, nonché
un commerciante schiavista, e chi invece temeva fosse finita la
pacchia che aveva condiviso fino ad allora con il decaduto
Assessore. Una cosa era chiara: il nome di Pasquale Garassi non
fu fatto, né qualcuno collegò la sua assenza dallo studio
tecnico ai fatti accaduti. Una cosa sola era certa: l’Ufficio
Tecnico Comunale segnalò il mancato compimento del sopralluogo
al depuratore da parte di Pasquale all’Albo degli Ingegneri.
Lui, Pasquale, si sentiva bene e realizzato: non
professionalmente quanto umanamente. Quando usciva da casa
vestito normalmente, sentiva parlare del famigerato Renoir tanto
dal panettiere quanto in edicola, e lui sapeva fare tesoro dei
complimenti rivolti al suo alter ego, ed al tempo stesso
compatire chi gli dava del delinquente, perché ancora non tutti
avevano compreso la nobiltà dei suoi gesti.
Una voce, però, si iniziò a sovrapporre a quella di "Renoir":
qualcuno infatti si divertiva a tagliare gli pneumatici alle
auto parcheggiate per strada, in maniera del tutto casuale.
C’erano giorni nei quali non agiva, ed altri nei quali assestava
anche cinque colpi assieme; si muoveva in varie zone del paese,
e teneva in scacco i carabinieri.
«E’ un delinquente.» affermò Pasquale mentre sorseggiava un
drink sul balcone di casa «Va fermato!» Quindi tornò ad
indossare il costume di "Kidney Man" e, a bordo della sua auto
provvidenzialmente riverniciata di nero con fiancate gialle, si
ripromise di non tornare a casa senza prima aver effettuato il
solito trattamento al teppista buca-gomme.
La prima tappa della sua indagine fu presso l’unico
meccanico/gommista del paese: tutti quegli pneumatici forati
erano una manna per lui, quindi il sospetto che il gestore
dell’officina sapesse qualcosa fu lecito, ma quando egli vide
arrivare l’uomo vestito da "Kidney Man", la sua reazione fu
inequivocabile: tutto inzaccherato di grasso e polveri di
motore, gli corse incontro per abbracciarlo, chiamandolo «Eroe!»
ed aggiungendo che aveva sperato che si occupasse della
faccenda, affinché lo scagionasse da ogni sospetto che iniziava
a serpeggiare su di lui tra la gente, sebbene egli avesse sempre
servito la popolazione.
Pasquale ebbe cura di non toccare con le mani o le braccia il
gommista per non effettuargli la dialisi, tuttavia cercò di
divincolarsi da quell’abbraccio che sapeva di unto, prima di
dirgli che si stava già occupando del caso.
Dopo aver girovagato per tutto il pomeriggio, senza una precisa
pista da seguire, finalmente Pasquale s’imbatté in un’auto con
le quattro gomme tagliate. Non c’erano indizi lì vicino, in una
zona di periferia dove si alternavano ville a suoli non
edificati. Nessuna traccia visibile, certo, ma un inconfondibile
odore non sfuggì all’olfatto sopraffino di Pasquale che, dopo
essere stato trattato come un pezzo di sterco nel depuratore,
ora sapeva riconoscere e classificare qualsiasi odore.
Tornò indietro e si appostò con l’auto in un vicolo dal quale
potesse vedere l’unico ingresso dell’officina dove si era recato
ore prima. Quando chiuse, uscirono il caloroso meccanico ed un
giovane che lo aiutava: non l’aveva notato quando era stato lì,
evidentemente stava lavorando sotto la vettura in fondo
all’officina… Seguì il giovane che, preso uno scooter, si
dirigeva lontano.
Appena l’inseguimento si fu spinto in una zona buia e spopolata,
Pasquale s’avvicinò allo scooter, lo sorpassò e gli tagliò la
strada. Frenando di botto, il giovane cadde a terra, ed in pochi
secondi Pasquale gli fu addosso.
«Ora vediamo se la puzza coincide…» disse al giovane e, dopo una
profonda annusata mentre egli ancora si stava rialzando
intontito, capì.
«Hai un odore molto simile a quello che ho trovato prima vicino
ad un’auto dalle gomme tagliate! Ma non sei tu… Dimmi: come ti
chiami? E con chi vivi?»
E il giovane, che si teneva a distanza di sicurezza dal temuto
"Renoir": «Io… mi chiamo Ugo, vivo con mio padre e mia sorella…
Ma non farmi del male, "Renoir"…»
«Tuo padre che fa?» chiese secco Pasquale.
«Niente. Lui è malato… Si occupa mia sorella di badare a lui e
alla casa…»
«Tua sorella quindi lava anche i tuoi vestiti da lavoro?»
«Certo, ho tre ricambi, e quando ha tempo, fa il bucato. Ma che
c’entra?»
«C’entra che tua sorella, scocciata da una vita piatta, devota e
priva di ideali, si diverte ad indossare le tue tute sporche e
tagliare le gomme alle auto per garantire lavoro a te e
all’officina! E tu ora mi porterai da lei per consentirmi di
punirla!»
«Mia sorella? No, non è possibile che sia lei… Ti stai
sbagliando!»
«Stammi bene a sentire, moccolo di grasso per pistoni! Dopo
quello che ho passato qualche giorno fa, nessun odore mi può
trarre in inganno. Vicino a un’auto con le gomme tagliate da
poco, ho sentito chiaramente l’odore della tua tuta mescolato a
quello di un deodorante femminile economico, e mi gioco 15
giorni di stitichezza volontaria che si tratta di lei! Quindi
vedi di portarmici o ti ritengo suo complice e faccio su di te
il mio trattamento purificatore e punitore!»
Il ragazzo cedette, nella speranza che "Renoir" si stesse
sbagliando, e lo condusse a casa propria.
Appena entrarono in casa, Pasquale tirò un profondo respiro,
trovando conferma ai suoi sospetti. La taglia-gomme era lì!
Si fece strada da solo, e raggiunse la rea sorella del giovane
aiutante meccanico in cucina. Lei si voltò spaventata: «Chi è
lei?»
«Ah! Non mi conosci! E dire che in paese siamo i protagonisti
del momento. Io, "Kidney Man", l’Uomo Rene, in arte "Renoir", e
tu, tagliatrice di pneumatici per assicurare lavoro all’officina
di tuo fratello e al tempo stesso vincere la noia! Vieni qui!»
L’afferrò e la immobilizzò all’istante.
Ugo tentò di fermarlo, ma Pasquale lo convinse a desistere: «Mi
sono fatto tre cani in una botta la prima volta, ragazzo. Non
credere che abbia scrupoli con due consanguinei!»
Mentre il suo sguardo compiaciuto e quasi godereccio incrociava
quello terrorizzato della ragazza sottoposta al trattamento, una
porta si aprì e vi si affacciò un signore: il padre di famiglia.
«Ma che sta succedendo?! Chi siete voi… qui?» chiese allarmato
da quella scena.
«Papà… Lui è, ehm, "Renoir"…» disse il figlio.
«Scusi se non la saluto» intervenne Pasquale «ma sto lavorando…
E le conviene non toccarmi…»
Quando l’acquisizione dei fluidi organici della ragazza fu
completo, Pasquale stava per abbassarsi la tuta per urinarle
addosso e ridarle la facoltà di muoversi, ma a quella scena il
padre della ragazza non poté evitare di intervenire.
«Tu puoi essere anche il padreterno, ma mia figlia non la tocchi
oltre!» disse «Che è questa storia, adesso? Perché ce l’hai con
Sara?»
«Ho… tagliato io le gomme…» disse la ragazza.
«E quindi io la punisco e purifico, tutto regolare! Altro che
padreterno: qua siamo molto più spiccioli a fare giustizia…»
concluse Pasquale calandosi giù tuta e mutande.
«Ma sei un maniaco!» urlò il padre, che gli fu addosso, restando
di conseguenza paralizzato.
«Ecco, lo sapevo» disse Pasquale «Eppure ve l’avevo detta la
faccenda dei tre cani… Va bene, ora che finisco con lei, faccio
pure te!» Quindi si voltò verso il ragazzo, l’unico della
famiglia ancora non immobilizzato: «Se vuoi anche tu, tanto è
gratis!»
«Non finisce qui, "Renoir"!» disse Ugo «L’Assessore va bene, ma
noi siamo brava gente… Che colpa ha mio padre? Difende solo mia
sorella dal tuo pisello pronto a pisciarle addosso…»
«Ehi, io avevo avvisato…» spiegò Pasquale, mentre il bisogno di
liberare l’urina iniziava a farsi prepotente.
«Ah sì? Tu parli di giustizia, ma dov’è la giustizia quando mio
padre è da sei anni in attesa di un donatore per un trapianto di
rene, e i ricconi lo scavalcano in graduatoria perché possono
pagare e corrompere i medici?»
Un’idea fulminante passò nella mente di Pasquale, e questo dette
involontariamente il via alla sua minzione su Sara.
E mentre la ragazza riacquistava, anche se schifata, i
movimenti, Pasquale esultava, tracciando così fantasiosi
ghirigori con la sua urina addosso a Sara: «Sì, vai! Finalmente
potrò agire come benefattore e non come punitore!»
Pochi istanti dopo, la ragazza si accasciò a terra e scoppiò a
piangere.
«Così impari a bucare le gomme.» Le disse Pasquale, prima di
rivolgere le attenzioni al padre della ragazza.
«E ora a noi due! Sono "Renoir", e risolvo i problemi… almeno
quelli come il tuo!»
Mentre Ugo accorreva a dare conforto alla sorella, passandole
anche un asciugamano per pulirsi alla meno peggio, Pasquale si
occupò del loro genitore.
«Hai bisogno di un rene? Io sono quel rene!» disse, e
iniziò il trattamento sul genitore dei ragazzi… Un senso di
sollievo permeò l’uomo mentre Pasquale agiva.
«Ti sta piacendo, vero?» disse Pasquale «Ora non sono più un
maniaco, ah? Mannaggia alla prima impressione che si fa la
gente…»
Lui non era solo un giustiziere, era la soluzione per le persone
con insufficienza renale! Questo l’aveva capito quando aveva
scelto il suo nome d’arte, ma fino ad allora non aveva
incontrato nessuno che avesse bisogno di una dialisi.
I due ragazzi osservavano l’espressione beata del padre
sottoposto a quel drenaggio in maniera finalmente diversa,
piacevole, veloce, libera…
Quando il filtraggio dei fluidi corporei fu terminato, accadde
qualcosa che Pasquale non s’aspettava: il padre dei due ragazzi
tornò a muoversi senza che fosse necessaria la consueta
benedizione di Renoir, che quindi venne scaricata normalmente
nel water in bagno.
Ora "Kidney Man" conosceva pienamente se stesso e le proprie
facoltà. Ora Pasquale aveva coscienza del senso della propria
vita: punire e curare. E l’una cosa l’aveva portato a scoprire
l’altra: la giustizia stava facendo il suo corso.
9. Duello
La notizia dei poteri
benefici di "Renoir" si iniziò a diffondere la mattina dopo,
proprio dall’officina meccanica dove lavorava Ugo, che si
trovava quasi di fronte alla ferramenta che l’ex Assessore aveva
ceduto a basso prezzo ai suoi dipendenti dopo le minacce di
Pasquale. La notizia aveva raggiunto quindi rapidamente anche la
ferramenta, che per festeggiare la fine di una lunga schiavitù,
effettuava delle ottime offerte ai clienti.
Il caso volle che di lì passasse quella mattina Raffaele, il
custode del depuratore: egli detestava allontanarsi dal suo
territorio, ma aveva un conto in sospeso con Pasquale, ed in
ferramenta avrebbe sicuramente trovato l’occorrente. Era già
profondamente arrabbiato, ma sentire tutti quegli elogi per
"Renoir" lo mandò letteralmente in bestia. Non era giusto che la
persona che più odiava dai tempi delle scuole elementari,
godesse di tanta stima da parte della gente; era inoltre merito
suo se era diventato "Kidney Man", l’Uomo Rene, quindi intendeva
reclamare quanto gli spettava, prima di mettere per sempre fine
all’esistenza del suo storico rivale di scuola, cui riusciva di
prendere sempre buoni voti anche studiando poco, mentre a lui
serviva sbattere per ore la testa sui libri per stentare la
sufficienza.
Il
paese era piccolo ed abbastanza isolato affinché il nome di
"Renoir" e dei suoi poteri raggiungesse gloria anche oltre i
confini comunali, e che stampa, radio e televisioni accorressero
ad intervistarlo, prima che la Scienza cercasse di spiegare il
fenomeno…
Pasquale,
intanto, se ne stava tranquillo a casa, quando un forte battere
al portone lo mise in allarme. L’essere "Kidney Man" aveva
esaltato il suo olfatto, quindi sapeva chi c’era oltre quella
porta, senza bisogno di guardare dallo spioncino. Stava per
dire: «Raffaele, vuoi un’altra dialisi?» quando la porta che
separava i due andò in frantumi e, tra schegge e polvere,
Pasquale iniziò ad intravedere Raffaele sul pianerottolo. Era
completamente corazzato di tubolari, attorno ai quali erano
avvolte spire di cavi elettrici, tutti collegati ad una batteria
sistemata sul petto di Raffaele.
«Avanti, mostro, toccami per farmi il trattamento che ti
ha reso famoso, così ti becchi una bella scossa elettrica!» fu
il suo saluto.
Era effettivamente impressionante vedere Raffaele all’interno di
quell’esoscheletro metallico ed elettrico. Pasquale non poteva
toccarlo, o sarebbe rimasto fulminato, e non possedeva armi in
casa, né indossava la tuta di "Kidney Man".
Raffaele avanzò, e Pasquale retrocedette.
«Paura?» chiese Raffaele «Non fai gli onori di casa? Eppure io
ti ho fatto entrare nel mio territorio…»
«Forse dovrei ringraziarti, bastardo, per cosa mi hai fatto
diventare; ma mi stai talmente sulla punta del glande, che non
ti darò questa soddisfazione!» fu la risposta di Pasquale.
«Ringraziarmi? Tu devi supplicarmi, idiota!» e avanzò ancora,
finché Pasquale, quasi chiuso contro la parete, dovette
sgattaiolare di lato per evitare che il braccio di Raffaele,
divenuto un autentico tentacolo elettrico, gli arrivasse addosso
a tutta velocità. Scansò il colpo, ma se ne andò via un bel
pezzo d’intonaco dalla parete.
«Guarda cos’hai combinato spostandoti!» disse beffardo Raffaele
«Facciamola finita, così non ti sfascio tutta la casa!»
«Che ti sei bevuto, prima di venire qui? Refluo urbano
sedimentato?» rispose Pasquale.
Raffaele, dall’interno del suo esoscheletro elettrificato,
avanzava assestando colpi che Pasquale non avrebbe potuto
schivare in eterno, e la stazza che il suo rivale assumeva con
quella sorta di armatura, gli occludeva ogni via di fuga senza
rischio di restare fulminato.
«Pensa, "Renoir"! Pensa!» ripeteva Pasquale nella sua testa,
finché non fece mente locale: «Cos’è Raffaele, se non una testa
di cazzo? Quindi per sconfiggerlo occorre ragionare con la
sua testa!»
Aveva trovato la soluzione. Grazie ai poteri acquisiti, gli
bastava pensare ad un rene, che la vescica lo sollecitava ad
urinare, e Raffaele costituiva un bersaglio fin troppo facile…
Calò giù le brache e con un tempestivo getto d’urina mandò in
corto circuito l’esoscheletro di Raffaele!
«Non ce l’hai messo il salvavita, eh?» esultava Pasquale mentre
Raffaele friggeva tra quei tubi e quei cavi.
Era stata legittima difesa. Ora finalmente la zona del
depuratore era libera da ogni rischio per le coppiette… E il
posto di custode s’era fatto vacante…
10. C’era una volta un ingegnere…
I danni subiti
dall’appartamento di Pasquale durante il duello con Raffaele lo
resero inagibile, ma per fortuna l’arrivo di giornalisti,
fotografi e medici fece scattare una fitta rete di solidarietà
attorno a lui.
Raccontò la sua storia, i suoi propositi, ed in cambio ricevette
una lussuosa suite in albergo, la massima cura nelle visite
mediche per comprendere come avesse potuto trasformarsi in un
Uomo Rene, l’appoggio incondizionato delle forze dell’Ordine da
ogni possibile minaccia da parte dei politici che "Renoir" aveva
scosso colpendo l’Assessore…
Tutto bello, ma anche noioso… Pasquale sentiva che Renoir aveva
bisogno di agire, non di cullarsi sugli allori, per cui chiese
di parlare col sindaco, che non poté rifiutare quanto gli fu
chiesto. Così, quello che era stato il territorio di
Raffaele, divenne la sede operativa di "Kidney Man", dove l’antisupereroe
allestì la sua dimora con annesso un carcere, dove avrebbe
liberamente punito alla sua maniera i delinquenti,
sottoponendoli all’umiliante dialisi con conseguente scarico di
urine addosso… La vicinanza al depuratore fu ritenuta perfetta,
tra l’altro, per quel genere di attività.
Pasquale, tuttavia, non era tipo sedentario: la custodia del
depuratore fu così affidata a un gruppo di disoccupati, mentre
lui, con tutte le spese a carico del Ministero della Salute,
girava l’Italia effettuando le dialisi a domicilio, e
promuovendo la mutazione affinché si formasse un esercito di
Uomini Rene, pronti a punire il Male ed a depurare i sofferenti
di insufficienza renale.
Fine.
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